Autoreferenzialità
In ormai molte situazioni o rapporti tra persone, in particolare in affari, il valore è ormai confuso con la capacità di stupire, al di là della qualità e della capacità di replica.
Un prodotto vale in quanto fisicamente presente e non perché ha un suo reale valore intrinseco, una sua durata, una sua struttura, una sua estetica anche, una sua funzionalità.
Il concetto di bello ha subito i gusti e la classificazione di chi rende ciò che si deve vendere necessario e smart a tutti i costi.
Allo stesso modo il concetto di utile ha preso un’accezione completamente fuori dai canoni del passato: utile oggi è ciò che tutti usano, indipendentemente dal prezzo, dall’estetica e dalla funzionalità e non più qualcosa di necessario seppur non indispensabile; utile era qualcosa che poteva essere utilizzato, usato, qualcosa che ci si poteva permettere di avere solo a determinate condizioni, non ultima la disponibilità economica così come la reale necessità.
Perché una volta ciò che serviva era ciò di cui non si poteva fare a meno: il resto era superfluo, non utile, non necessario.
E si fa a gara, oggi, ad esaltare chi si esalta, ad incensare chi si mostra, ben sapendo che nessuno tra quelli che si mostrano sono davvero disposti a condividere solo per la volontà di farlo, spesso anche senza ritorno.
Si pretende da chi ha spirito di condivisione e si accetta da chi vuole qualcosa in cambio di ciò che è disposto a dare, senza mai tener conto davvero delle reali esigenze di chi chiede.
Perché dare a chi chiede significa ascoltare e non raccontare, comprendere e non restituire autoreferenzialità, accettare e non imporre.
Ecco perché preferisco che siano gli altri a raccontarmi, magari quelli che hanno seguito la strada della crescita e dell’acquisizione di conoscenza attraverso un percorso di formazione costante e mirato a realizzare opere di valore, magari qualcuno che ha scelto di intraprendere la strada più complicata, quella più impegnativa, più lunga anziché trovare nella propria autoreferenza la propria autocelebrazione.
A volte il silenzio può fare molto più rumore di un urlo!