LA QUADRICROMIA - PARTE 1
Una domanda Vero è che la quadricromia oggi è fatta con degli strumenti e con dei sistemi di misurazione precisi (e costosi), con inchiostri di altissima qualità (anche se non sempre), pigmenti sempre più puri e selezionati (ma non per tutti gli inchiostri), vero è anche che, alla fine, se dovessimo partire dall’inizio, la domanda, dal mio punto di vista, dovrebbe essere: “chi davvero ha la necessità di stampare in quadricromia?”
Regole e convenzioni
Vero è che ci sono delle regole molto precise, assolute per certi versi.
Vero è che il supporto tra i migliori e più collaudati su cui realizzare una quadricromia è la carta, così come anche materiali che in genere hanno una sostanza e una composizione che è mediamente sempre la stessa, costante, sia in peso che in struttura, sia in rapporto di assorbenza che di...colore.
Vero è quindi che il dosaggio dell’inchiostro sul supporto di stampa dovrebbe (in realtà DEVE) essere costante, regolare e calibrato, sempre!
E altrettanto vero...
...è che il rapporto tra deposito e assorbimento, tra stesura ed evaporazione (nel caso di inchiostri che ne siano soggetti), tra pressione di racla e velocità, tra miscelazione e profilazione, tra spessore e trasparenza sono fondamentali. Tutti dati imprescindibili e da tenere scrupolosamente sotto controllo!
E ancora...
...vero è che stampare su un supporto bianco o su una base di inchiostro bianco fa un’enorme differenza. Vero è che stampare su un fondo bianco e un bianco di fondo pone di fronte a due mondi diversi, per concezione e risultati. Vero è che la colorazione del bianco usato come fondo influisce in modo anche importante sul bilanciamento cromatico del complesso della stampa.
E quindi un supporto vale l’altro?
UN supporto, ovviamente, non vale l’altro e, anzi, costituisce una variabile determinante. Un supporto con tutte le sue caratteristiche ha comportamenti diversi e risultanze diverse. Un tessuto non è un foglio di carta o di pvc o di vetro o di altro materiale in genere con nessuna o pochissima assorbenza e una superficie mediamente regolare, ma è una struttura con parametri e caratteristiche molto instabili, variabili e mai davvero controllati e, tantomeno, calibrati.
Hai mai provato… ...a stampare anche solo un soggetto a un colore su un tessuto di bassa qualità, magari con un peso reale di, ad esempio, 130 grammi (per metro lineare) e su un tessuto da 150 grammi o ancora su un tessuto in jersey da 250 grammi o ancora...mai provato?
Se si hai mai notato quante variabili intervengono per ottenere in qualche modo un risultato anche solo lontanamente paragonabile tra i vari pesi di tessuto? La mano di stampa, la stesura, la regolarità o meno della superficie di stampa, la definizione etc. etc. avranno caratteristiche diverse tra un supporto e l'altro. Mai provato? Forse è il caso che tu lo faccia e poi faccia qualche considerazione.
E se i risultati e l’esecuzione sono diverse con un inchiostro coprente pensi che una combinazione di inchiostri trasparenti (oltretutto con una trasparenza non assoluta, ma variabile in base a una serie infinita di fattori) non sia da meno?
A chi serve?
E allora...se tutto questo (e non solo, ci saranno altri punti da considerare) è vero, a chi dovrebbe davvero servire stampare in quadricromia?
Davvero il gioco, lo studio, la competenza, l’attrezzatura, il tempo necessari per ottimizzare un processo così complesso valgono il costo di “due o tre telai in più”?
Alla fine, qual è davvero il mercato in grado di recepire tutto questo sforzo e attribuirgli il valore che merita?