LA QUADRICROMIA - PARTE 2
Puntualizziamo
Il fatto che molti operatori si ostinino a parlare di quadricromia anche solo riferendosi ad un semplice soggetto a 4 colori credo la dica lunga sulla competenza e sulla informazione su questo particolare e delicato argomento.
Quante volte ci siamo sentiti chiedere preventivi per una stampa in quadricromia e poi ci siamo visti arrivare un soggetto al tratto con 3-4 colori piatti, magari nemmeno lontanamente vicini alle tinte della quadricromia?
Credo più di una volta e, ahimè, credo che di “volte” ce ne saranno ancora molte.
A chi giova?
La quadricromia è sicuramente da considerare come un punto di arrivo e non un punto di partenza. Non penso si debba partire da un metodo complesso e così pieno di variabili e regole per prendersi la soddisfazione di fare qualcosa di bello e professionale.
Una buona stampa, una stampa di qualità, ben eseguita a volte è molto meglio di una stampa fatta con una tecnica di cui non si è completamente padroni e, soprattutto, consapevoli delle varie sfaccettature sia tecniche che “di mestiere”.
Cosa serve sapere...
...almeno per poter realizzare qualcosa che sia degno di essere chiamata “quadricromia”? Si vedono spesso stampe fatte si a 4 colori process, ma che niente hanno davvero a che fare con il processo di stampa in quadricromia. Quello che deve saltare subito all’occhio in una stampa in quadricromia, in particolare su del tessuto, deve essere l’equilibrio cromatico, l’assenza il più possibile di dominanti ed una definizione in grado di far comprendere perfettamente il soggetto e tutti i suoi dettagli. E ovviamente non su uno o due capi, ma su tutta una produzione e questo realizzato senza dover intervenire sui telai o su qualsiasi parametro di stampa per continui cambi di aspetto della stampa stessa.
Perchè probabilmente...
...ti sarà capitato di fare delle stampe in quadricromia e, dopo il primo pezzo, apprezzabile, ne sono seguiti altri sempre meno definiti, sempre più contaminati nei colori, dove magari il carnato tendeva a diventare o troppo rosso o troppo cyan o troppo...diverso. Ebbene, se ti dovesse essere capitato, qual è stata la domanda che ti sei fatta, se te la sei fatta?
Hai proseguito imperterrita/o nel lavoro, cercando di aggiustare in qualche modo alcuni parametri come la pressione, la velocità di stampa, l’inclinazione della racla, il fuori contatto, il numero di raclate...e comunque alla fine ti sei accontentata/o del risultato, pur di terminare il lavoro.
E il cliente...
...ha dovuto digerire in qualche modo il lavoro, anche se non ne era propriamente soddisfatto. Probabilmente gli avrai spiegato che fare un lavoro di questo tipo è qualcosa di molto complesso, che i parametri non sempre si riescono a gestire e che comunque, a conti fatti il risultato non è poi male, e magari con uno sconto hai risolto la questione, liquidato il cliente e...se non lo hai perso, di sicuro hai perso l’opportunità di imparare e quasi certamente l’opportunità di poter rivedere il tuo cliente per quel tipo di lavorazione.
La ragione per cui
non amo dare risposte secche su molti argomenti e, tantomeno, su un argomento come questo, dove i fattori critici sono davvero moltissimi.
E, come sempre sostengo, oggi non è possibile partire per un viaggio come quello verso la stampa in quadricromia senza un minimo di cognizione di causa. Stampare in quadricromia non significa solamente “tirare la racla” su 4 telai su cui mettere 4 inchiostri tipo “process” e scegliere la sequenza “consigliata dal cugino di turno”.
Stampare in quadricromia significa seguire delle linee guida precise, dei parametri che partono molto prima della stampa, da parametri che non possono essere presi sotto gamba e che devono essere conosciuti, tutti, dal primo all’ultimo o, quantomeno, quelli fondamentali vanno individuati, conosciuti, capiti, assimilati e poi applicati.
Ecco perché...
...il mio consiglio è quello di partire dall’inizio, comprendere la meccanica degli inchiostri, la tecnica di stampa, la scelta degli strumenti adeguati, il loro uso corretto, la dinamica della costruzione grafica e della elaborazione e molto, molto altro prima di affacciarsi a questo mondo così complesso e fatto di regole, parametri e misurazioni molto precise e calibrate.
Quindi:
imparare a scegliere un inchiostro e lavorarlo al massimo delle sue prestazioni ritengo sia il punto di partenza, sapendo scegliere racla, telaio, fotoemulsione e questo se ci si affida a studi in grado di calibrare perfettamente e su misura la separazione colori e la generazione delle pellicole.
E questo è solo l’inizio del viaggio.